Grossisti alimentari, il grido d’allarme del presidente Roberto Tentori

Il presidente del Gruppo Grossisti Alimentari di Confcommercio Lecco, Roberto Tentori: “Siamo stati dimenticati: siamo fermi e con poche prospettive”

Sono davvero tantissime, se non quasi tutte, le categorie del commercio che sono state toccate dall’emergenza Coronavirus. Tra queste ce n’è una che sicuramente sta facendo i conti con la crisi, ma non ha avuto molta visibilità: quella dei Grossisti alimentari.

A lanciare l’allarme è il presidente del Gruppo di Confcommercio Lecco, Roberto Tentori: “Stiamo vivendo una situazione davvero pesante. A parte quelle realtà che fanno consegne ai negozi di alimentari, riusciamo a lavorare solo con i privati, a cui possiamo portare i nostri prodotti domicilio. Ma si tratta di una quota del fatturato contenuta per tutti. Il nostro mercato di riferimento ovvero bar e ristoranti invece è chiuso da oltre due mesi e fino a giugno queste realtà non apriranno. La primavera e l’estate sono i nostri momenti forti e sono di fatto stati spazzati via per questo 2020. Se poi consideriamo che l’estate è anche il periodo in cui si svolgono feste, sagre ed eventi all’aperto che richiamano tantissime persone e che richiedono le nostre forniture… si capisce la drammaticità della situazione che stiamo vivendo”. E continua: “Finora però non siamo stati minimamente considerati. Invece chiediamo attenzione anche noi: chi garantisce gli approvvigionamenti del settore Horeca va tutelato. Siamo praticamente fermi e con poche prospettive, ecco perchè chiediamo una risposta dal Governo. Noi grossisti siamo davvero molto preoccupati”.

La nota del nazionale: la posizione di Altoga e Federgrossisti

La “Fase 2”, resa nota con l’ultimo decreto del Governo, ha suscitato enorme sconcerto nella base associativa di Altoga e Federgrossisti che rappresentano i comparti della distribuzione alimentare verso il canale dell’horeca in generale e dei pubblici esercizi in particolare. L’annunciata riapertura di bar, dei ristoranti, pub, pizzerie, gelaterie al 1° giugno comporta il rischio della chiusura di numerossime piccole-medie aziende che già hanno subito gravi perdite, dal 50% al 90%, per l’inattività dei pubblici esercizi.

Il settore – spiega Remo Ottolina, presidente di Altoga, l’Associaziona nazionale Confcommercio torrefattori, importatori di caffè, grossisti alimentari – viene intermediato da circa 2.400 distributori specializzati, con oltre 700 aziende della torrefazione di caffè, già fortemente penalizzati nei primi due mesi dell’emergenza epidemiologica. Ma è tutto ciò che ruota attorno al mondo del caffè che rimane paralizzato: i fabbricanti delle macchine professionali, dei macinadosatori, delle stoviglie in genere ecc.; il comparto saccarifero. In un anno vengono servite 10 miliardi di tazzine di caffè che, per l’80%, il consumatore preferisce zuccherare”.

Delle norme, finora emanate, a sostegno delle imprese – lamentano Altoga e Federgrossisti – nemmeno a parlarne. La cassa integrazione? Chi per ora l’ha vista? Le Regioni latitano e l’Inps, di conseguenza, non riesce ad erogare, per cui i dipendenti sono semplicemente disperati.

Il “decreto liquidità”?  “I tanti messaggi e le telefonate che riceviamo – rileva Francesco Geracitano, presidente di Federgrossisti – testimoniano le difficoltà degli operatori con gli istituti di credito”.

Tutta la filiera – proseguono Altoga e Federgrossisti – sta predisponendo le misure igienico-sanitarie per garantire la sicurezza al 100%, sanificando le strutture aziendali (uffici, magazzini, pertinenze ecc.), predisponendo tutte le misure di prevenzione previste dai decreti presidenziali finora emanati e attenendosi al protocollo di sicurezza sottoscritto dalla Confcommercio con le organizzazioni sindacali dei lavoratori.

Altrettanto – sottolineano Ottolina e Geracitano – è in grado di fare la nostra clientela primaria dei pubblici esercizi assicurando anche il distanziamento sociale, a tutela del consumatore. Presidente Conte: ascolti le istanze che il presidente della Confcommercio Carlo Sangalli le rappresenta con la massima urgenza. Le nostre aziende hanno necessità di ‘riaprire’: non possono attendere ancora un mese. L’alternativa, per molti, sarà la scomparsa”.

 

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