Con questa Fase 2 gravi danni a imprese e lavoro

”La Fase 2 rinvia la riapertura degli esercizi commerciali, dei pubblici esercizi e di tante attività del turismo e dei servizi. Ogni giorno di chiusura in più produce danni gravissimi e mette a rischio imprese e lavoro”. Così il Presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, commenta le disposizioni annunciate dal Presidente del Consiglio.

“In queste condizioni – sottolinea – diventa vitale il sostegno finanziario alle aziende con indennizzi a fondo   perduto che per adesso non sono ancora stati decisi. Bisogna invece   agire subito e in sicurezza per evitare il collasso economico di migliaia di imprese”. “Chiediamo – conclude Sangalli – al Presidente Conte un incontro urgente, anzi urgentissimo per discutere di due punti: riaprire prima e in sicurezza; mettere in campo indennizzi e contributi a fondo perduto a favore delle imprese”.

I provvedimenti annunciati dal governo sulla cosiddetta Fase 2 di ripartenza delle attività produttive, e soprattutto lo slittamento di gran parte delle riaperture, hanno deluso le aspettative dell’intero mondo Confcommercio. Di seguito le reazioni e i commenti di alcune Federazioni

Fipe: “si rischia il fallimento della ristorazione”

Con le aperture di bar e ristoranti dal primo giugno si rischia il fallimento della ristorazione italiana. A lanciare l’allarme è la Fipe, la Federazione italiana pubblici esercizi. “I nostri dipendenti stanno ancora spettando la cassa integrazione, il decreto liquidità stenta a decollare, oggi apprendiamo che potremo riaprire dal primo di giugno”, sottolinea la Fipe. “Significano altri 9 miliardi di danni che portano le perdite stimate a 34 miliardi in totale dall’inizio della crisi. Forse non è chiaro che si sta condannando il settore della ristorazione e dell’intrattenimento alla chiusura, prosegue la Federazione”.

“Moriranno oltre 50mila imprese e 350mila persone perderanno il loro posto di lavoro. Bar, ristoranti, pizzerie, catering, intrattenimento, per il quale non esiste neanche una data ipotizzata, stabilimenti balneari sono allo stremo e non saranno in grado di non lavorare per più di un mese. Accontentati tutti coloro, che sostenevano di non riaprire, senza per altro avere alcuna certezza di sostegni economici dal Governo.

Servono risorse e servono subito a fondo perduto, senza ulteriori lungaggini o tentennamenti, sappiamo solo quanto dovremo stare ancora chiusi, nulla si sa quando le misure di sostegno verranno messe in atto. Tutto questo a dispetto sia del buon senso che della classificazione di rischio appena effettuata dall’Inail che indica i pubblici esercizi come attività a basso rischio”. “Questo- ha concluso la Fipe – nonostante la categoria abbia messo a punto protocolli specifici per riaprire in sicurezza. La misura è colma”.

Federmoda: “Con slittamento riaperture condannano a morte il settore”

“Questa sembra la cronaca di una morte annunciata – afferma il Presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, Renato Borghi. Abbiamo bisogno di ripartire il prima possibile per far fronte alle necessità di cassa di un settore che vive sulla stagionalità. Questo ulteriore slittamento creerà un danno irreparabile: un prevedibile calo di consumi per il 2020 di oltre 15 miliardi di euro che porterà almeno 17mila punti vendita ad arrendersi, con una perdita di occupazione di oltre 35mila persone”.

“Le aziende del settore – prosegue Borghi commentando l’annuncio della Fase 2 – hanno effettuato gli acquisti dei prodotti della stagione in corso circa 8 mesi fa e avrebbero dovuto essere messi in vendita a partire dal mese di marzo; ad oggi tutta la merce è ancora imballata in magazzino ed è destinata a rimanere in gran parte invenduta con il prolungamento dell’obbligo di chiusura.  Nel frattempo i proprietari immobiliari e i fornitori esigeranno da parte nostra il rispetto delle obbligazioni assunte che non saremo, a causa della mancanza di liquidità, in condizione di onorare come in tempo di normalità. Si prefigura un pericolo per la tenuta della filiera e, da questo punto di vista, sollecitiamo Confindustria Moda ad un’assunzione di responsabilità per condividere con il retail il rischio derivante dalla perdita di un’intera stagione, attraverso il diritto di reso.

“Non comprendiamo questa inaspettata e inspiegabile decisione di rinviare ulteriormente l’apertura di altre tre settimane dei negozi, visto che l’Inail ha classificato il nostro settore a basso rischio e che è già operativo il protocollo del 24 aprile per la riapertura in sicurezza. E neppure comprendiamo perché sia prevista una data uguale per tutte le regioni quando invece sono molto diversi i dati epidemiologici di diffusione”. “Serve ripartire il prima possibile – conclude Borghi – non il 18 maggio. Delusi e preoccupati, chiediamo con forza al Governo di ritornare su questa decisione. Ora urgono liquidità vera attraverso contributi a fondo perduto, zero burocrazia e una moratoria fiscale e contributiva al 30 settembre”.

Federmobili: “vogliamo pensare ad una svista”

“Inutile nascondere la delusione totale provata nell’ascoltare le parole del premier e nel leggere il decreto da lui firmato. Non vogliamo mettere in secondo piano la salute della popolazione Italiana, ma non possiamo neppure accettare che venga messa in secondo o terzo piano l’attività economica del Paese”. Così il presidente di Federmobili, Mauro Mamoli, che evidenzia che “ci sono comparti del commercio al dettaglio che possono riaprire il 4 maggio senza ripercussioni sulla salute del personale e dei clienti, il nostro è uno di questi settori. Non si rischiano assembramenti, si possono accogliere i clienti solo su appuntamento in orari e giorni prestabiliti. Si possono fare aperture parziali in spazi con superfici espositive di dimensioni importanti dove il distanziamento sociale può essere garantito e rispettato senza problemi”.

“Vogliamo pensare che il mancato inserimento del Codice Ateco 47.59.10 tra le attività che potranno riiniziare ad operare dal prossimo 4 maggio sia solo una svista alla quale il Governo porrà rimedio con urgenza, anche considerando che il commercio al dettaglio di articoli per l’illuminazione non ha mai subito sospensioni. Il 4 maggio giustamente, e finalmente, riprenderà la produzione dei mobili, le industrie riapriranno per produrre e consegnare a chi? Chiediamo con forza e determinazione che il commercio al dettaglio della distribuzione tradizionale ed indipendente dell’arredamento italiana possa ricominciare a lavorare con la partenza della fase 2 della prossima settimana, esattamente come succederà per il commercio al dettaglio di auto e motocicli che per modalità di vendita, dimensione e contingentamento delle persone e del tutto simile al nostro comparto”.

“Fortunatamente non tutto il DPCM si è dimostrato una delusione e un fallimento. Il nostro mondo non può, e non deve, perdere completamente la visione ottimistica e propositiva che stanno alla base del pensiero di chi fa impresa. Federmobili-Confcommercio Imprese per l’Italia ha chiesto con insistenza, e senza perdersi d’animo, che le consegne riprendessero il prima possibile, quindi ritengo un successo della nostra Federazione – supportata da Confcommercio – l’aver trovato il codice Ateco 43 tra quelli che riprenderanno l’attività all’inizio del mese prossimo. Stiamo verificando che, come da noi richiesto, non siano state definite limitazioni al sottocodice 43.32.02 ‘posa in opera di infissi, arredi, controsoffitti, pareti mobili ed affini’. Vogliamo poter comunicare ai nostri associati notizie certe e verificate per non aumentare ed alimentare la confusione che questi decreti riescono a provocare. In tal senso stiamo procedendo con ulteriori verifiche ad altri codici Ateco, già presenti nell’allegato del documento ministeriale, che potrebbero avere significativi riscontri sui montaggi nelle case dei privati”, conclude.

Potrebbe piacerti anche

I commenti sono chiusi.